P!nkinside - 'Cause we are all P!nkinside: #10 Quando l’insuccesso è annunciato: Tideland

13 novembre 2007

#10 Quando l’insuccesso è annunciato: Tideland


L’ultimo capolavoro di Terry Gilliam (il regista di Paura e delirio a Las Vegas e de I frateli Grimm per intenderci), Tideland il mondo capovolto, è uscito in tutto il mondo nel 2005. In Italia è uscito lo scorso 31 ottobre grazie a una cazzuta compagnia di distribuzione che si è presa la briga di farlo arrivare anche in Italia: Officine Ubu.
Terry Gilliam durante i vari festival, feste del cinema e viadicendo, viene osannato come un guru del cinema, il maestro, il genio, etc… Poi quando arriva al dunque le critiche lo massacrano sempre e i suoi film sono sempre insuccessi, in parole povere: non se lo cagano più di tanto (In Italia ci sono solo 25 copie di Tideland). È un po’ lo sfigato della situazione: ogni volta che deve racimolare un po’ di soldi per fare un film è un impresa e alcuni suoi progetti non sono mai andati in porto, c’è un Don Chisciotte dal titolo Lost in Mancia che non si sa più che fine abbia fatto: si è letteralmente perso.

Secondo me Terry è un mito: è uno di quei pochi registi che riesce a mescolare in maniera così sublime e visionaria la realtà e la fantasia facendoli scorrere uniformemente su un nastro di celluloide senza che te ne accorgi. Quindi successo o insuccesso poco ce ne importa di fronte a cotanta bellezza.

Tideland è un viaggio allucinante dentro il mond
o fantastico di una bambina che evade da una realtà in cui padre (dalla vita breve) e madre (dalla vita brevissima) sono costantemente imbottiti di eroina. È ispirato da un romanzo di Mitch Cullin: leggenda vuole che mentre Terry lo leggeva telefonò a Mitch dicendogli che immerso nella lettura gli era venuto in mente il quadro Christina’s world di Andrew Wyeth, un noto pittore americano del novecento.


Leggenda vuole che Mitch disse a Terry che mentre scriveva il romanzo aveva in mente lo stesso quadro. Da cosa nasce cosa ed ecco fuori Tideland con la sua casa nella prateria in mezzo a campi di grano, il tutto identico al quadro. La bambina nel quadro è una bambina con dei disagi fisici che cerca di rientrare in casa. La bambina nel film, la mitica Jeliza-Rose (muahahah!), non ha invalidità fisiche ma psichiche ed emotive. Queste carenze la portano a crearsi strane fantasie per riuscire a sopravvivere. Gli occhi di una bambina di dieci anni diventano quindi la folle visionarietà di Terri Gilliam: una poesia che prende vita da una psichedelica deformazione della realtà.
Allucinanti quasi più del film stesso le cose politicamente scorrette che si ritrova a fare questa povera bambina, come ad esempio preparare la dose di eroina al padre che deve concedersi la sua meritata “vacanza”. Il film dà inoltre una prepotente scossa a strani tabù quali: la voglia di uccidere, baciare un essere deforme e imbalsamare i nostri cari. Un applauso con tanto di applausometro allora alla fichissima Jodelle Ferland (l’attrice undicenne che interpreta la bambina protagonista) che non solo ha saputo muoversi con naturalezza davanti a tutte queste cose ma ha anche dimostrato di saper recitare come solo una bambina sa fare. E che bambina! Il film, infatti, vuole essere anche una critica a quei bambini americani stupidi, vittime del mondo e perfetti.

Degni di nota poi i parallelismi con “Alice nel paese delle meraviglie” quasi enfatizzati: la tana, lo scoiattolo-bianconiglio, la curiosità, la regina cattiva… Io ci ho visto anche quel tanto di pedofilia che caratterizzava a suo tempo Lewis Carroll. E ci ho visto anche un bel po’ di Psycho Hitchcockiano con questo culto dell’imbalsamare…
Comunque sia: da vedere sia da lucidi (per capirlo) sia da non-lucidi (per farsi una bella “vacanza” lì dove nascono i sogni).



2 commenti:

Anonimo ha detto...

L'ho visto anche io il film e devo dire che, se proprio non mi viene da usare la parola 'capolavoro', dico che è una film davvero originale e visionario, da vedere.
Ti sei dimenticato di raccontare delle "amiche" di Jeliza Rose: le teste delle sue vecchie bambole, con cui lei conversa per buona parte della storia (ricordandomi troppo il piccolo di Shining col suo ditino).
L'unica pecca è che non c'è un'ossatura vera e propria in questa storia: non c'è trama, non c'è un finale da scoprire, non c'è un percorso che questa bambina fa. C'è solo lei che passa il suo tempo come può in quella desolata prateria. Nessuno dei personaggi ha un ruolo particolare: prendi lo scoiattolo che lei all'inizio cerca infilandosi nel baule di vestiti. Alla fine quel personaggio non ha alcun ruolo quando il ragista avrebbe potuto 'giocarci' molto di più. Ricompare un altro paio di volte ma senza incidere sulle sorti della bambina e sulla storia, così tutti gli altri personaggi. Peccato. Sarei curioso di leggere il libro.

P.S. Ho visto che sei riuscito ad infilarci il video col trailer. Sono incredibilmente sorpreso :p

Anonimo ha detto...

La ringrazio per intiresnuyu iformatsiyu