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Caro Babbo Natale,
come va? ‘Na vitaccia, ve’? Io quest’anno sono stato un bambino bravissimo, fin troppo buono. Avrei potuto spezzare qualche braccino a qualcuno, ma mi sono trattenuto. Ecco, diciamo che sono stato molto paziente. E come ripagare questo pravo pampino se non con tanti regalini? No, niente pace nel mondo e nemmeno l’amore eterno... Basta! Sono passati di moda. Prendi appunti Babbo e non farti sfuggire niente:
Innanzitutto un bel pacco. Regalo. Gigante. Dentro ci puoi mettere... vediamo...
- lo sconto del 50 % su tutte le fatiche che dovrò affrontare nel 2008;
- una bella mazza ferrata per difendermi dai malintenzionati (non si sa mai);
- una mazza ferrata per i malintenzionati, per difendersi da me (non si sa mai);
- un bel pò di culo: non culo-culo (oddio anche quello non guasta);
- naturalmente tantissimi soldi (devo ricevere ancora gli arretrati degli scorsi vent’anni);
- tante persone stimolanti e nessuna banale;
- Il nuovo film di Tim Burton;
- Tim Burton;
- un cappellino di lana pieno di pon-pon magenta;
- qualche casetta qua e là in giro per il mondo (New-York, Londra, Barcellona, Maui... fai un po’ te);
- un cinema dentro ognuna delle casette sopracitate;
- una telecamera superprofessionale con studio di montaggio in coordinato;
- un cappotto bianco che non si sporca mai;
- una lieve rinoplastica;
- qualche muscoletto in più;
- una depilazione permanente totale di tutto il mio corpo;
- più voglia di fare;
- tanti pacchetti di sigarette rosa che si dovrebbero chiamare “pink elephant” se non sbaglio;
- tanta psichedelia;
- tanta tranquillità;
- una morte indolore;
- l’anello vibrante della Durex;
- l’olio Johnson’s baby;
e basta, credo che per questo Natale basti. Le ultime due cose non sono necessariamente connesse. Tanti Baci!
Ps: Tanto lo so che di tutte queste cose mi porterai solo il nuovo film di Tim Burton che esce a prescindere se lo desidero o meno.
Ps2: Ti amo lo stesso!
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Nevica qua e là in tutta Italia e con questo cielo color topo albino con forfora che sovrasta Roma mi sa tanto che la neve è prossima anche qui. Fa molto “Christmas time” la neve. Che palle! E non parlo né di palle di neve né delle palle dell’albero.
Avevo provato a ignorarlo, a sbuffare e girarmi dall’altra parte, ma ovunque mi giro c’è qualcosa che sa di Natale. Che due maroni il Natale! È proprio scocciante come cosa. Tutto così luccicoso, dolce e smielato; tutto questo finto buonismo che altro non provoca in me se non il vomito.
Il pranzo coi parenti che dura quattrocentocinquanta giorni. Se poi possono essere chiamati “parenti” persone che vedi solo a Natale. Per non parlare dei regali: li devi fare per forza. “Per Natale ti ho preso una cosa bellissima” “Eccheccazzo, ora devo mettermi a cercare qualcosa all’altezza delle aspettative, non potevi farmi una caccola?” I soldi non ne parliamo, che quelli mancano dalla notte dei tempi e all’orizzonte non vedo spuntare nemmeno una monetina.
I miei zii, poi, sono convinti da quando ho tre anni che continuerò ad avere tre anni per tutta la vita. Il regalo dell’anno scorso? Il libro delle avventure a spasso nel tempo di Geronimo Stilton. Bellissimo davvero. Il regalo dell’anno prima ancora? Il profumo di Bat-Man per me e mio fratello. A mia sorella che è femminuccia quello di Barbie.
I nonni che sono i più grandi finanziatori del Natale ormai a poco a poco sono sempre di meno. È rimasta solo la nonna materna. Nonna Maria che poi è nata il 25 Dicembre.
Piano per il prossimo Natale: fuggire alle Maldive, starmene spaparanzato al sole ad abbrustolirmi alla faccia di questo freddo minchione. Sto scrivendo questo post con una coperta in testa. L’unica consolazione della mia vita per questo Natale? Questi due video:
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Innanzitutto farei un minuto di silenzio per la nuova testata che è fichissima (all by myself con una versione primitiva di photoshop), da notare il contrasto minimal a destra versus kitsch a sinistra, poi l’uovo col rosa dentro che cola... più lo guardo più me ne innamoro ....................................
................................[minuto di silenzio]....................
............................ Detto ciò ecco un po’ di cose bizzarre assai che ho scovato spulciando qua e là su internet:
- Pricasso: l’ormai celeberrimo artista che dipinge col casso, con tanto di homepage personale. Eviterei di commentare perchè la cosa si commenta da sola. Dico solo che il suddetto Pricasso ha proprio una faccia da... artista? Mah...
-
- Food fighter: È sempre stato il mio sogno fare la guerra con il cibo, torte in faccia e cazzi vari... Grazie a cotesto sito i sogni diventano realtà. Si può scegliere contro chi combattere, io consiglierebbi la vecchia cuoca malefica incazzata: è uno spasso!
- Ex bambino Kinder: un blog del quale sentivamo proprio bisogno “una barretta è per sempre” infatti non è più attivo dal 2005 cotesto blog dedicato a Günter Euringer, il carissimo bambino (ormai raggrinzito) che stava sulla confezione di Kinder cioccolato. Personalmente odiavo quel bambino dal profondo del mio cuore e sono proprio contento che l’hanno rimpiazzato con un bimbo nuovo di zecca, anche se ricordo che mi prese una sincope alla vista della nuova confezione.
- Dontclick: Sito graficamente stupendo del quale ancora non ho capito l’utilità (dovrebe essere una specie di esperimento) nel quale non serve assolutamente nessun click del mouse per navigare ed esplorarlo tutto. Io non cliccherebbi.
- L’Italia dei cognomi: per sapere quante persone hanno il tuo stesso cognome in tutta Italia e inculcare nella tua mente dubbi amletici quali: “Ma quanto sono raro?” oppure “Sarò a tiratura limitata?”
- GodTube: dopo PornTube, la versione porno di YouTube, ecco la risposta cristiana santa e immacolata della famosa piattaforma di condivisione video. Con la croce al posto della “T” e lo slogan “broadcast him”. Muahahahahah! Da videopredicatori a elegie sulla perfezione del creato ammirando le meravgliose carateristiche di una banana: c’è di tutto... mancano solo i mitici Snack e Gnola.
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Genesi 11, 1-9
1. Sur la tuta tero estis unu lingvo kaj unu parolmaniero. 2. Kaj kiam ili ekiris de la oriento, ili trovis valon en la lando Ŝinar kaj tie ekloĝis. 3. Kaj ili diris unu al alia: Venu, ni faru brikojn kaj ni brulpretigu ilin per fajro. Kaj la brikoj fariĝis por ili ŝtonoj, kaj la bitumo fariĝis por ili kalko. 4. Kaj ili diris: Venu, ni konstruu al ni urbon, kaj turon, kies supro atingos la ĉielon, kaj ni akiru al ni gloron, antaŭ ol ni disiĝos sur la supraĵo de la tuta tero. 5. Kaj
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Più o meno 106 anni fa e più o meno 41 anni fa, nasceva e moriva Walt Disney, precisamente il 5 dicembre 1901 e il 15 dicembre 1966.
Qualche tempo fa mentre “viaggiavo” su youtube la mia attenzione è stata catturata dalle svariate scenette psichedeliche dei film Disney. Conseguenzialmente è sorto in me un arcano dubbio: di che si faceva Walt Disney?
E va bene che una volta ogni tanto (volendo sfogare la tua assurda fantasia) in mezzo al cartone animato del momento ci ficcavi dentro un trip allucinante nei meandri della psiche, ma a me sembra di averne visti un pò troppi di sti trip allucinanti mio caro Walt.
Avendo approfondito le mie ricerche, sono venuto a conoscenza del fatto che circolano un bel pò di leggende metropolitane su di te. D’altronde si sa, quando sei un personaggio di fama mondiale, come me o te, caro Walt, iniziano a circolare strane voci sul tuo conto. C’è gente che ancora si chiede se è vero o no che mi depilo la lingua... mah.. rimarrà un mistero... Tornando a noi, Walt, devi sapere che su di te si vocifera di messaggi subliminali nei tuoi cartoni animati riguardanti sesso, roba satanica e soprattutto droga... si vocifera... c’è poco da vociferà: è palese la cosa... Basta un poco di zucchero e la pillola va giù; Trilly con la sua polverina magica; per non parlare di Alice poraccia che c’ha un intossicazione da funghetti allucinogeni... In ogni tuo film c’è minimo una scenetta assurda che ricorda tanto gli effetti di un trip allucinogeno. Poi in un mondo così zuccheroso qualcosa di oscuro doveva nascondersi. “Se puoi sognarlo, puoi farlo” dicevi solitamente adorato vecchio lisergico Walt. Tiè! Beccati una mini antologia delle tue visioni più fiche in tuo ricordo:
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Non avevo mai capito cosa ci trovasse d’interessante il mondo in quattro ragazzini di Liverpool un pò sfigatelli e un pò tanto cessi. Dopo aver visto Across the universe l’ho capito. Il nuovo film della delisziosa regista Julie Taymor (citata anche nel mio esame di maturità con il suo film Frida), racconta la storia di Jude (un ragazzo di Liverpool che sbarca in America) e l’epoca che lo circonda: il pre-sessatotto, il sessantotto, e appena-appena il post-sessantotto. Tutto ciò raccontato attraverso le canzoni dei Beatles che parlano di amore come di politica e raccontano così non solo le singole vicende che circondano Jude ma anche gli eventi mondiali e sociali del tempo quali la guerra in Vietnam, le proteste studentesche e bla bla bla. I temi trattati sono così facilmente riscontrabili con il presente che mentre Julie girava la scena della marcia pacifista, gli abitanti di New York pensavano fosse una vera marcia contro la guerra in Iraq.
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La scorsa notte, precisamente dalle 4 alle 6, durante una mia tipica notte insonne e durante un mio tipico attacco di fame cinematografica ho scoperto il mio “nuovo” film preferito. Prima nella lista c’erano Moulin Rouge di Baz Luhrmann e Dancer in the dark di Lars Von Trier; ora si è aggiunto Nuovo cinema Paradiso di Giuseppe Tornatore: il film è uscito l’anno in cui sono nato, nel 1988, e nei due anni successivi ha trionfato a Cannes, agli Oscar e ai Golden Globe.
La storia? Giancaldo, paesino inesistente della Sicilia, fine degli anni ’40, l’unico divertimento era il cinema. Salvatore Di Vita, un bambino fichissimo di dieci anni, stringe amicizia con Alfredo, il proiezionista del Cinema Paradiso. Alfredo fa praticamente da padre al piccolo Salvatore che viene così iniziato al mestiere di proiezionista, al cinema e alla vita. Il film infatti attraversa e racconta la vita di Salvatore (fino all’età di 50 anni quando è ormai un regista affermato) in una sorta di flashback continuo che mescola passato e presente: il ricordo del passato lo aiuterà a ridefinire il presente.
Mi ha sempre appassionato il tema “Cinema e Vita che si fondono” e in questo film sono rappresentati come due giocatori di ping-pong che continuano a passarsi la pallina all’infinito: il tutto è riuscitissimo. Ci sono tanti altri film che hanno toccato l’argomento ma nessuno l’ha mai approfondito del tutto. Uno a caso: The Dreamers di Bertolucci. Escludendo naturalmente 8 ½ di Fellini che non lo definirei “film” ma “opera surrealista”.
Tornando a Nuovo cinema Paradiso (che poi nella versione internazionale si chiama solo Cinema Paradiso senza il “Nuovo” chissà come mai?), è un film con dentro tutto: le continue citazioni; la censura; i luoghi comuni dell’italiano medio; la chiesa; la famiglia; l’istruzione; l’amore; la morte... C’è tutto ed ogni cosa è al posto giusto al momento giusto, non sgarra mai. Chiudono il pacchetto regalo le musiche firmate Morricone che intensificano le emozioni all’ennesima potenza.
È uno dei pochissimi film che mi ha dato tutto quello che un film mi deve dare. Mi ha fatto sorridere, mi ha fatto ridere e mi ha fatto piangere. Ed essendo rarissima per me la lacrima-causa-film, vuol dire che è un film davvero speciale.
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Perché, senza l'amaro, amico mio, il dolce non è tanto dolce.
Morire è l'ultima cosa che farò.
Dai, dai, che tocca anche a te, morire ad oltranza che male c’è, tu prova a scappar, raccomandati ai santi, ma dovremmo alfine morir tutti quanti.
Non è che ho paura di morire. È che non vorrei essere lì quando succede.
Ricordate quei poster con la scritta "Oggi è il primo giorno del resto della tua vita"? Beh, questo è vero per tutti i giorni tranne uno: il giorno che muori.
Morire è la cosa peggiore che mi sia mai capitata.
Potrei essere piuttosto incazzato per quello che mi è successo, ma è difficile restare arrabbiati quando c'è tanta bellezza nel mondo. A volte è come se la vedessi tutta insieme ed è troppa...il cuore mi si riempie come un palloncino che sta per scoppiare...e poi mi ricordo di rilassarmi, e smetto di cercare di tenermela stretta...e dopo scorre attraverso me come pioggia... e io non posso provare altro che gratitudine per ogni singolo momento della mia stupida piccola vita. Non avete la minima idea di cosa sto parlando, ne sono sicuro. Ma non preoccupatevi, un giorno l'avrete.
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É appena finita poco fa davanti ai miei occhi increduli la prima stagione di Heroes. Sti ultimi episodi ce li siamo proprio dovuti sudare: da un giorno all’altro ti scompare la serie sotto gli occhi e nella tua mente inizi a pensare che tutti i superpoteri nella serie hanno contagiato la serie stessa che è diventata invisibile ai fan italiani. Nessun super potere, solo supercoglioni. Luca Tiraboschi (direttore di Italia 1) cancella la programmazione a 4 episodi dalla fine a causa dei bassi ascolti. Poi ci ripensa, si accorge di aver fatto una cazzata e puffete eccoti i 4 episodi in seconda (facciamo terza) serata. Per pubblicizzarli poi sti 4 benedetti episodi girava lo spot su Italia 1 con la vocina che diceva: “gli ultimi impedibili episodi”. Impedibili? Ma se fino a dieci minuti fa me li avevi liquidati? Mah...
Comunque sia sta prima stagione nonostante tutto ci è piaciuta e pure tanto, non oso immaginare cosa dovrà fare un povero spettatore italiano per vedersi la seconda che in America è in onda in questo periodo.
Per chiunque si trovava a Instambul durante la programmazione di Heroes, la serie parla di un gruppo di persone che in seguito a mutazioni genetiche spontanee acquisiscono poteri sovrumani: un soggetto talmente banale da essere geniale. Il creatore Tim Kring si è inventato questo gruppo di x-men e si è messo lì a raccontarceli in una dimensione più quotidiana che fantascientifica dove non ci sono né costumini aderenti né mascherine dai colori sfavillanti. Ci sono persone che vivono una vita con dei superimprevisti: complotti, agenzie segrete, intrighi politici e colpi di scena che non ci dormi la notte. Il tutto adagiato su una trama talmente intrecciata che nemmeno Hitchcock riuscirebbe a strecciare. Vabbè non esageriamo, Hitchcock ci riuscirebbe. A me ci vogliono venti minuti per capire quello che succede. Insomma è una delle poche serie che non mi annoia e che è fatta benissimo. Ma allora perchè tutte ste belle cose non trovano riscontro nel pubblico italiano? Perché siamo una massa di idioti? Anche. La spiegazione principale la troviamo nel successo che la serie ha negli States: una schiera di 15 milioni di adepti-spettatori. E ora svelo il trucco: Heroes è un allegoria della cultura americana e agli americani, si sa, piace tanto vedersi in tv. L’america è piena di gente banale che cerca di essere speciale, il mitico sogno americano. Il cattivo della serie, Sylar, è un comune orologiaio che con la voglia di essere qualcuno finisce per essere qualcosa di veramente speciale: un super cattivone mangia cervelli. Morale: non sempre è giusto voler essere qualcuno a tutti i costi. C’è poi nella serie una mitica bomba nucleare che minaccia di radere al suolo New York e c’è chi cerca di trarne vantaggi politici. Spiegazione: 11 settembre 2001 dice niente? Troviamo inoltre in Heroes tutte l’etnie possibili, una grande varietà di lingue, culture che si mescolano, cheerleader, sfigati, poliziotti, esaltati, drogati, doppie personalità, pazzoidi... non c’è dubbio: è l’America.
Noi italiani siamo talmente menefreghisti che non ce ne fotte niente di guardare una così bella messa in scena del popolo americano di oggi. Pazienza. Mentre attendo con ansia l’arrivo della seconda stagione in Italia (incrociando le dita), mi gusto le varie parodie che circolano in rete: geniali come la serie stessa.
Quasi dimenticavo: “Salva la cheerleader, salva il mondo!”
Sono proprio un esaltato del cazzo.
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L’ultimo capolavoro di Terry Gilliam (il regista di Paura e delirio a Las Vegas e de I frateli Grimm per intenderci), Tideland il mondo capovolto, è uscito in tutto il mondo nel
Terry Gilliam durante i vari festival, feste del cinema e viadicendo, viene osannato come un guru del cinema, il maestro, il genio, etc… Poi quando arriva al dunque le critiche lo massacrano sempre e i suoi film sono sempre insuccessi, in parole povere: non se lo cagano più di tanto (In Italia ci sono solo 25 copie di Tideland). È un po’ lo sfigato della situazione: ogni volta che deve racimolare un po’ di soldi per fare un film è un impresa e alcuni suoi progetti non sono mai andati in porto, c’è un Don Chisciotte dal titolo Lost in Mancia che non si sa più che fine abbia fatto: si è letteralmente perso.
Secondo me Terry è un mito: è uno di quei pochi registi che riesce a mescolare in maniera così sublime e visionaria la realtà e la fantasia facendoli scorrere uniformemente su un nastro di celluloide senza che te ne accorgi. Quindi successo o insuccesso poco ce ne importa di fronte a cotanta bellezza.
Tideland è un viaggio allucinante dentro il mondo fantastico di una bambina che evade da una realtà in cui padre (dalla vita breve) e madre (dalla vita brevissima) sono costantemente imbottiti di eroina. È ispirato da un romanzo di Mitch Cullin: leggenda vuole che mentre Terry lo leggeva telefonò a Mitch dicendogli che immerso nella lettura gli era venuto in mente il quadro Christina’s world di Andrew Wyeth, un noto pittore americano del novecento.
Leggenda vuole che Mitch disse a Terry che mentre scriveva il romanzo aveva in mente lo stesso quadro. Da cosa nasce cosa ed ecco fuori Tideland con la sua casa nella prateria in mezzo a campi di grano, il tutto identico al quadro. La bambina nel quadro è una bambina con dei disagi fisici che cerca di rientrare in casa. La bambina nel film, la mitica Jeliza-Rose (muahahah!), non ha invalidità fisiche ma psichiche ed emotive. Queste carenze la portano a crearsi strane fantasie per riuscire a sopravvivere. Gli occhi di una bambina di dieci anni diventano quindi la folle visionarietà di Terri Gilliam: una poesia che prende vita da una psichedelica deformazione della realtà.
Allucinanti quasi più del film stesso le cose politicamente scorrette che si ritrova a fare questa povera bambina, come ad esempio preparare la dose di eroina al padre che deve concedersi la sua meritata “vacanza”. Il film dà inoltre una prepotente scossa a strani tabù quali: la voglia di uccidere, baciare un essere deforme e imbalsamare i nostri cari. Un applauso con tanto di applausometro allora alla fichissima Jodelle Ferland (l’attrice undicenne che interpreta la bambina protagonista) che non solo ha saputo muoversi con naturalezza davanti a tutte queste cose ma ha anche dimostrato di saper recitare come solo una bambina sa fare. E che bambina! Il film, infatti, vuole essere anche una critica a quei bambini americani stupidi, vittime del mondo e perfetti.
Degni di nota poi i parallelismi con “Alice nel paese delle meraviglie” quasi enfatizzati: la tana, lo scoiattolo-bianconiglio, la curiosità, la regina cattiva… Io ci ho visto anche quel tanto di pedofilia che caratterizzava a suo tempo Lewis Carroll. E ci ho visto anche un bel po’ di Psycho Hitchcockiano con questo culto dell’imbalsamare…
Comunque sia: da vedere sia da lucidi (per capirlo) sia da non-lucidi (per farsi una bella “vacanza” lì dove nascono i sogni).
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La fisiognomica: finalmente
Tralasciando i clichè, i luoghi comuni sui francesi, sulla cucina francese, e la classica storia del “diverso”, ci sono piaciute poi le varie gag al punto giusto, i formidabili titoli di coda, le varie citazioni e i vari ammiccamenti e soprattutto il fatto che uno dei personaggi principali della storia sia un morto che parla, frutto dell’immaginazione di un topo… Mica pippano questi… Noooooooo!
Infine la bella morale Disneyana che piace tanto: chiunque se ci crede veramente può fare qualsiasi cosa.
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“La vita è un rischio che nn si può fare a meno di correre.”
Il 6 novembre è morto Enzo Biagi, 87 anni. Il (e sottolineerei IL) giornalista, la voce più sentita e più letta della seconda metà del novecento. Di lui non so abbastanza per poterne dire qualcosa, comunque ricordo sin da quando ero un giovinotto di sette anni la musichetta dopo il tg de “Il fatto”, la sua trasmissione più famosa: iniziata nel 1995, era seguita mediamente da sei milioni di telespettatori. Ricordo benissimo anche quando la trasmissione chiuse i battenti nel
Su Vanity Fair di questa settimana Gad Lerner lo definisce “una sorta di papa Giovanni del giornalismo”, invece Mentana ricorda quando aveva provato ad averlo ospite a Matrix e la sua replica papale papale: “Io sulle reti di quello non ci voglio apparire”. Chissà come avrà reagito “quello”, il suo acerrimo nemico, alla notizia della morte di Biagi. Che faccia avrà fatto? Che emozione avrà provato? Mah…
La cosa che mi dà più fastidio è che se ne va una mente così intelligente. Uno passa tutta la sua vita ad accumulare informazioni, sapere e cultura e poi… puff svanisce tutto. Che rabbia! Dall’alto dei suoi 87 anni chissà quante cose c’erano dentro quella testa, peccato non sia una cosa che si può lasciare in eredità (frase da cinico spietato).
Comunque sia, per finire riciclo una frase di James Matthew Barrie: “Morire sarà una sgradevole grande avventura.”
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E anche questo Halloween è passato con il suo makeup, con le sue ragnatele finte, con le sue zucche di plastica, con l’alcool e soprattutto con il postalcool…
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Prima di vedere il film dei Simpson, da una parte avevo i critici di Marzullo che non avendo mai visto i Simpson erano tutti esaltati da questo film; dall’altra, amici affezionati da tempo alla serie che sono rimasti un po’ delusi dal film. Io ieri l’ho visto ed è proprio una ficata, ho riso per 87 minuti di seguito e ai titoli di coda non me ne volevo andare: sono stato cacciato dal signorotto del cinema. Il film è molto intelligente, tocca svariati temi (quasi commovente il rapporto Marge-Homer) tra cui soprattutto l’ambiente che ultimamente va molto di moda, ti convince e ti fa capire veramente che la terra, se la situazione continua così, ce la giochiamo. Poi è tutto così politicamente scorretto e assurdo al punto giusto che l’unica parola che ti viene in mente mentre lo vedi è “mitico!” (alla Homer).
Poi c’è Kubrick con la sua mostra al palazzo delle esposizioni fino al 6 gennaio 2008. Un applauso agli organizzatori che hanno raccolto tutti materiali originali (almeno si spera che lo siano) di tutti i film di Stanley, dalle sceneggiature ai ciack, la sedia con su scritto Kubrick, obiettivi e cineprese usati nei suoi film, l’ascia di “Shining”, le maschere di “Eyes wide shut”, le pupazze ignude del bar di “Arancia meccanica”, i costumi da scimmia di “2001: odissea nello spazio”… in poche parole: tutto. Da vedere assolutamente perché io ho avuto un orgasmo in ogni sala che entravo.
E ora il dilemma: che sarebbe successo se Kubrick avesse incontrato i Simpson? In teoria, essendo i Simpson nati nel 1990 ed essendo Kubrick morto nel 1999 magari qualche episodio Stanley se lo sarà pure visto… Di sicuro si può star certi sul fatto che i Simpson conoscano Stanley, viste le infinite citazioni ai suoi film. Come quando Bart si veste da drugo per Halloween, o l’episodio omaggio a “2001: odissea nello spazio” in cui Homer nello spazio volteggia mangiando patatine a ritmo delle musiche del film e a fine puntata Bart lancia un pennarello in aria che si trasforma in un satellite della Fox il quale sbatte contro un feto gigante simile a Homer.
Oddio voglio vedere una puntata dei Simpson diretta da Stanley! Penso che morirei sul colpo…
Insomma i Simpson non si sono fatti mancare Kubrick, ma Kubrick si sarà fatto mancare i Simpson? Qui sono contagiato da Marzullo. D’oh!
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